Ultimo aggiornamento 16/06/2023
L’olio extravergine di oliva è uno degli ingredienti più caratteristici della dieta mediterranea. Molte sono le proprietà e i benefici per la salute. Contiene molecole bioattive con azione cardioprotettiva e antinvecchiamento, antiossidante e antinfiammatoria, antidiabetica e antitumorale. Tali effetti sono dovuti principalmente agli acidi grassi insaturi e ad alcuni composti minori tra cui i tocoferoli e i polifenoli. Ma come conservare l’olio di oliva correttamente? Può andare a male dopo un po‘ oppure è possibile tenerlo finché si vuole?
In realtà, nonostante sia un prodotto alimentare che dura a lungo, anche l’olio di oliva scade. Allora qual è la sua durata di conservazione e come capire se non è più buono?
Quanto dura l’olio di oliva?
L’olio di oliva ha una durata di conservazione ed esiste uno stadio in cui diventa rancido e non ha più un buon sapore.
In genere gli oli di oliva durano 18-24 mesi dal momento in cui vengono imbottigliati.
Invece gli oli extravergini di oliva durano di meno. Ovvero circa 12-18 mesi dal confezionamento.
Ma gli oli d’oliva possono sviluppare note negative anche prima di questi tempi, se non vengono mantenuti in modo idoneo. Ciò può manifestarsi in cucina e ridurre la bontà delle pietanze.
Tuttavia gli oli d’oliva non hanno una data di scadenza rigorosa. Ovvero la data di scadenza scritta sull’etichetta (da consumarsi preferibilmente entro) è solo un termine minimo di conservazione.
Essa è un’indicazione fornita dal produttore per informare il consumatore fino a quale data il prodotto manterrà il suo sapore, se correttamente conservato.
Al momento del confezionamento l’azienda indica in etichetta la data a partire dalla quale l’olio d’oliva inizierà a perdere qualità. Dopo il periodo consigliato, il sapore diminuisce e non si può più beneficiare dell’aroma originario.
Ma il prodotto è ancora sicuro per la salute e per legge può essere venduto e consumato.
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Come conservare l’olio di oliva?
Affinché il prodotto non perda le sue caratteristiche qualitative, va conservato in un luogo fresco e buio, come una dispensa chiusa o un frigorifero.
In genere, è preferibile tenere l’olio in una bottiglia di vetro più scuro (verde scuro o ambra). Ciò aiuta a bloccare l’azione della luce, che favorisce l’ossidazione. Si tratta di un processo che può stimolare l’invecchiamento del prodotto.
Nell’olio d’oliva, l’ossidazione può accelerare la degradazione di acidi grassi, polifenoli e vitamine liposolubili come la A, la D, la E e la K. Inoltre il fenomeno crea prodotti instabili (perossidi) che innescano ulteriori reazioni di decomposizione, formando sapori sgradevoli e odore rancido.
Ma oltre che dalla luce, l’olio può essere ossidato anche per contatto con l’ossigeno o per esposizione al calore.
Questo è il motivo per cui non bisogna conservare l’olio d’oliva vicino ai fornelli o esposto al sole. Inoltre dopo l’apertura, è utile assicurarsi che il prodotto sia tappato bene. E se non si cucina spesso, conviene comprare bottiglie più piccole, soprattutto quando si usa un olio extravergine di oliva.
Attenzione ai contenitori di plastica
Se l’olio d’oliva è confezionato in un contenitore di plastica PET (polietilene) è preferibile evitare di acquistarlo oppure occorre travasarlo subito in bottiglie di vetro scuro. Così si conserva meglio.

Come conservare l’olio di oliva in frigorifero
Se si conserva il prodotto nel frigorifero, è più opportuno riporlo nello sportello, dove le temperature sono superiori a 10°C. Così l’olio non raggiunge le temperature critiche di conservazione, che sono inferiori a 6°C. In genere si può tenere in frigo nelle giornate più calde, quando la temperatura della cucina supera i 25°C.
Nel frigorifero l’olio potrebbe sembrare leggermente torbido. Tale reazione è normale a temperature più fredde, ma non indica che il prodotto sia diventato rancido.
Come capire se l’olio di oliva non è più buono?
Ci sono alcuni metodi per stabilire se il prodotto si é irrancidito.
Gusto e aroma dell’olio rancido
Il modo migliore per capire se un olio d’oliva è diventato rancido è assaggiarlo.
Se ha un sapore stantio e di pastelli di cera, allora non è più buono per la cucina.
Inoltre, se è andato a male ha un odore sgradevole, simile al mastice o alla vernice, e ha perso l’aroma fruttato.
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L’olio rancido fa male alla salute?
Se il prodotto è rancido potrebbe rovinare le ricette, dandogli uno strano sapore. Pertanto non va usato in cucina, neanche per le fritture.
L’olio di oliva è conosciuto per i suoi numerosi benefici per la salute. Ma quando è rancido perde alcune delle sue potenti proprietà antiossidanti.
Questo accade perché l’ossidazione che subisce, innesca una serie di reazioni chimiche a catena che degradano le preziose sostanze antiossidanti presenti, come i polifenoli, i tocoferoli e i carotenoidi.
Comunque, anche se l’olio d’oliva rancido non possiede la stessa composizione nutrizionale di quello originario, un piccolo assaggio non fa male.
Tuttavia, per avere il maggior numero possibile di antiossidanti e di benefici, è ideale consumare un olio extravergine d’oliva fresco.
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